Il Granduca cercò fra i suoi sudditi quelli che avevano beni nel Lazio (indennizzare un suddito sarebbe meno oneroso che comperare sul mercato!) e fra le varie tenute offerse anche quella di Trevinano che non fu considerata di interesse dal Principe Luigi Boncompagni Ludovisi, ultimo Sovrano effettivamente regnante.
Negli accordi presi dai plenipotenziari del Principe di Piombino con il Granducato, l’Impero, la Prussia, il Cardinale Consalvi, l’Impero Russo, la Baviera ecc. il Principe Boncompagni Ludovisi mantenne per sé ed i suoi discendenti primogeniti il titolo di Principe di Piombino e riservò per sé e per tutti i suoi discendenti maschi e femmine il rango e le prerogative di Capo di Casa ex Sovrana e Principesca nell’ambito del Sacro Romano Impero.
(Nell’esercizio della Sovranità il Principe di Piombino poteva creare Nobiltà, Cavalieri Aurati, Notai, coniare monete d’oro, argento e bronzo, utilizzare la corona regia d’oro sul suo stemma di famiglia, votare alla Dieta dell’Impero ecc.)
L’articolo 100 del Congresso di Vienna prevedeva anche l’annessione, senza rimborso, di altri due stati feudali Sovrani di origine Imperiale: Il Marchesato Sovrano di Monte Santa Maria dei Bourbon del Monte e la Contea di Monteauto il cui castello fu poi comperato nel sec. XIX dai Boncompagni Ludovisi. È questo un caso più unico che raro! Tutti e tre gli Stati avevano a che fare con la storia della famiglia Boncompagni.
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