I prestiti dovevano essere effettuati solo a vantaggio degli abitanti di Trevinano e del territorio, con appropriata sicurezza o pegno. In caso negativo il Montista ne avrebbe risposto in proprio. Se il deposito avesse superato le dieci rubbie di grano, la Comunità poteva vendere il restante, previo assenso del Marchese, impiegando il ricavato per estinzione di debiti o per altro interesse della Comunità.
Le chiavi del “deposito” erano due: una in mano del “Montista”, l’altra in quelle del “Ministro” del Marchese che doveva essere presente alla consegna dei prestiti effettuati, di solito, la Domenica di Passione di ogni anno. Per ogni controversia doveva essere informato il Marchese alle cui decisioni tutti dovevano sottostare. Nel 1792 furono trovati 27 rubbie e 5 staje di grano, parte in magazzino e parte date in prestito. Nel 1808 il deposito era di 100 staie di grano. Nel 1819 l’economo del marchese annota nei libri mastri che i debitori, in seguito ad annate assai critiche, non erano stati in grado di restituire quanto loro prestato, ma per l’avvenire…”si sarebbe ritornati al tradizionale interesse e regole di restituzione”. L’attività del Monte Frumentario continuò per quasi tutto il secolo XIX.
Le proprietà di Trevinano qualche anno dopo la fine del Congresso di Vienna (1815) rischiarono già di essere assegnate ai Boncompagni Ludovisi. Nell’art.100 dell’Atto finale del Congresso, che trattava della sistemazione della Toscana, si parlava di tre stati feudali fino allora indipendenti e sovrani esistenti in quel territorio: il più importante era il Principato Sovrano di Piombino ...
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